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Meteorologia

Neve a Roma, perché così rara?

La grande rarità della neve a Roma risiede, in primis, nella protezione offerta dall’arco alpino e dalla catena appenninica.

Molte volte nel corso degli inverni ci troviamo a commentare notizie quali la neve in Algeria, in Egitto, in Libia, anche in pieno deserto. Poi capita di affacciarci alla finestra e dare uno sguardo al termometro e scoprire che fuori è sereno con temperatura più che positiva. La domanda che a molti viene spontanea in queste situazioni è: com’è possibile che la neve arriva anche in posti più impensabili e qui regna sovrano il Sole?

In realtà per rispondere a questa domanda non servono molte nozioni fisiche, quanto quelle geografiche. Le incursioni fredde che arrivano dall’Artico o dalla Siberia, per gettarsi nel Mar Mediterraneo, devono superare prima un ostacolo non di poco conto, quello dell’arco alpino. E può farlo solo attraverso due, forse tre “canali”: la porta della Bora, quella del Rodano e infine c’è la cosiddetta Carcassona (quando il freddo oltrepassa la Costa Azzurra e si getta nel Mediterraneo).

In genere, le tipiche configurazioni da neve a Roma, prevedono l’ingresso del freddo dal Rodano così che nel Tirreno i venti possano invorticarsi più facilmente e favorire così la formazione dei minimi depressionari. Anche l’ingresso dalla Carcassona potrebbe essere favorevole, ma il freddo deve percorrere molta più strada, con il risultato che molte volte la massa d’aria si scalda troppo prima di arrivare sulla Capitale.

Con l’ingresso dalla porta della Bora, per la nostra regione trattasi 95 volte su 100 di freddo secco, con ventilazione moderata-forte di tramontana e cieli tersi. Questo a causa della barriera appenninica che funge da “blocco” per le nubi provenienti invece dal settore Adriatico (torneremo a parlarvi al più presto di ombre orografiche).

Ci sono poi le classiche eccezioni che confermano la regola, come ad esempio l’ultima nevicata, quella del 26 febbraio 2018, avvenuta grazie all’ingresso del freddo dalla porta della Bora. In questo caso tuttavia l’ingresso dell’aria fredda, rispetto a Roma, è avvenuto da nord/nord-est, con correnti umide in quota da ovest, al contrario delle “classiche” incursioni di aria fredda da est/nord-est in cui, per effetto “foen appenninico”, l’aria fredda arriva stabile e asciutta sul versante tirrenico (un esempio è il 6 gennaio 2017).

6 gennaio 2017: l’aria fredda di origine artico-continentale entra da ENE su Roma, con correnti da N in quota e NE al suolo, con risultato cieli sereni e vento gelido.
26 febbraio 2018: l’aria fredda di origine artico-continentale effettua un ingresso più settentrionale, e vi sono correnti da WSW in quota da N al suolo, il mix perfetto per la neve a Roma.

 

Ricapitolando, i veri principali “problemi” della media nivometrica annua della Capitale e di molte altre città del Lazio sono da ricondurre alla barriera alpina prima e, in caso l’ingresso del freddo sia troppo orientale, alla barriera appenninica dopo. In Nord Africa, per quanto comunque la neve non può essere considerata certamente la prassi (almeno non a quote pianeggianti) per altri motivi, non hanno delle montagne che li proteggono e il freddo, attraversando il Mediterraneo, non deve aggirare nessuna barriera orografica per poterli raggiungere, dunque la massa d’aria non ha molto tempo per mitigarsi.

Salvatore Russo