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Meteorologia

IL GELICIDIO: Cos’è e come si forma

Nella stagione invernale i nostri territori vengono tipicamente investiti da masse d’aria fredda di origine nord Atlantica: queste irruzioni si concretizzano generalmente con il transito di sistemi depressionari ben organizzati, quindi avremo prima un rialzo delle temperature con piogge abbondanti e poi un netto calo termico con il miglioramento delle condizioni atmosferiche. Queste masse d’aria sono definite di tipo “artico-marittime” e la loro condizione primaria è che l’aria fredda sia presente soprattutto in medio-alta troposfera mentre, negli strati più bassi, viene mitigata dal passaggio sul mare: infatti con questo tipo di massa d’aria il calo termico viene percepito solo dopo il passaggio delle precipitazioni (in quanto riversano al suolo il freddo in quota). Ma vi starete chiedendo, che centra tutto questo con il gelicidio? Ho deciso di prendere il giro un po’ alla larga per spiegare non solo il fenomeno di per sé ma anche il tipo di massa d’aria necessaria per renderlo possibile, infatti quella appena descritta è una massa d’aria che generalmente non è in grado di dar luogo a fenomeni di gelicidio.

Più raramente invece, i nostri territori vengono investiti da masse d’aria fredda (prevalentemente gelida) dall’est Europa o, più esattamente, che attraversano l’est Europa: infatti l’origine è quasi sempre o siberiana o dai mari Artici. Questa massa d’aria è definita “continentale” in quanto attraversa territori lontani dal mare e la caratteristica principale è l’esatto opposto di quella descritta in precedenza, ovvero qui l’aria fredda e gelida ristagna nei bassi strati; questo perché si tratta di aria fredda originatasi dalle inversioni termiche innescate sul manto nevoso sotto possenti anticicloni tra Russia ed Europa orientale, per questo motivo la suddetta massa d’aria è definita anche “pellicolare”. Dunque per percepire un significativo calo delle temperature non è richiesto obbligatoriamente l’intervento delle precipitazioni.  Questa è la massa d’aria in grado di dar luogo al “Gelicidio”, ma andiamo con ordine.

COS’E’ IL GELICIDIO?

figura 1 – gelicidio: fonte Emilia Romagna Meteo

Il gelicidio altro non è che pioggia che, a contatto con il suolo con temperature negative (richiedono aria in prossimità del suolo abbondantemente negativa), ghiaccia all’istante. E’ uno dei fenomeni più pericolosi se non il più pericoloso soprattutto per la circolazione stradale, perché apparentemente si è in una condizioni di pioggia e quindi si pensa che al suolo la carreggiata sia bagnata; invece c’è un sottile strato di ghiaccio di pochi millimetri (nel peggiore dei casi può arrivare anche ad 1 centimetro o poco più) totalmente trasparente (figura 1 e figura 2); si rende quindi quasi impossibile la circolazione su questo strato di ghiaccio.

figura 2 – gelicidio: fonte rete meteo amatori

Il gelicidio, inoltre, grazie al congelamento istantaneo, può formarsi anche su alberi e auto, rendendo il fenomeno pericoloso ma allo stesso tempo spettacolare, regalandoci paesaggi suggestivi.


COME SI FORMA IL GELICIDIO?

figura 3 – radiosondaggio virtuale Roma con avvezione calda su tappeto gelido al suolo

Entriamo ora nella parte più tecnica, andandoci a ricollegare al discorso precedente, all’aria fredda continentale: questa aria fredda, come già detto, è particolarmente concentrata negli strati più bassi dell’atmosfera (non è raro vedere in pianura le stesse temperature misurate a 1400-1500 metri) e, dopo qualche giorno di persistenza, si viene a creare un vero e proprio tappeto gelido che ricopre tutto il suolo e alto qualche centinaio di metri. Inevitabilmente poi, arriva il giorno in cui questo gelo dovrà essere spazzato via e questo avviene, quasi sempre, da miti ed umide correnti occidentali. Tuttavia il freddo al suolo si sarà ormai ben radicato e non sarà facile da spodestare: inizierà così una lenta erosione di questo tappeto; nel contempo però l’aria più mite alle quote superiori entrerà a pieno regime portando, in quota, un forte aumento delle temperature che, alla quota di 1500-2500 metri, possono raggiungere anche valori di qualche grado sopra lo zero.

Si andrà così a dividere la colonna d’aria in 3 parti (figura 3): quella alle quote più alte (oltre i 2500-3000 metri) dove, nonostante il richiamo caldo, le temperature si mantengono negative, perché sopra la quota delle zero termico perenne; poi lo strato tra i 1500 e i 2500 metri, dove l’aumento termico porterà le temperature a valori positivi, ed infine lo strato più basso dove si è ben consolidata l’aria gelida con temperature abbondantemente negative.

Che succede dunque? La massa d’aria più mite, andando ad impattare con questo tappeto gelido, è costretta a salire e a condensare dando luogo a nuvolosità e precipitazioni, precipitazioni che, trovandosi nello strato di aria più mite risulteranno in forma liquida e quindi di pioggia, e cadendo entreranno nello strato gelido prossimo al suolo; se inoltre questo strato sarà superiore ai 400-700 metri dal suolo, allora può capitare che la goccia di pioggia si trasformi in neve (fenomeno frequente in Pianura Padana); ma se questo strato ha uno spessore inferiore a quello indicato, allora la goccia di pioggia non avrà il tempo necessario per trasformarsi in fiocco di neve ed impatterà al suolo come goccia d’acqua liquida, ma il gelo avrà reso anche le superfici particolarmente fredde e con valori negativi e, di conseguenza, la goccia in questione ghiaccerà all’istante.

figura 4 – immagine riassuntiva: fonte NOAA

Gabriele Carletti

Classe 1996, meteoappassionato sin dalla più tenera età, amante degli eventi climatici estremi e della neve. Collabora con: Meteone.it ed è gestore di: Meteonerola.it per il monitoraggio meteo-climatico locale. Fortemente attratto da tutte le dinamiche fisiche che regolano l’atmosfera e autodidatta nel settore fisico-matematico di questa scienza.