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CORONAVIRUS: le prime correlazioni con il clima

Nell’approfondimento di oggi vi riportiamo un primo studio  “Temperature and latitude analysis to predict potential spread and seasonality for COVID-19”, sottoposto a revisione sul Social Science Research Network, di un gruppo di ricercatori coordinato da Mohammad M. Sajadi (Institute of Human Virology, University of Maryland School of Medicine, Baltimora), riproposto dalla rivista Nimbus, in cui si evidenziano le prime correlazioni tra la diffusione del Covid-19 e le condizioni climatiche.

La pandemia di Coronavirus è diventata la più grande crisi sanitaria dell’ultimo secolo, e si sta diffondendo molto velocemente in Italia e nel Vecchio Continente, tanto che si stanno adottando misure sempre più drastiche per non mandare in tilt il Sistema Sanitario. Il Covid-19, come già accaduto per la Sars del 2002, o più banalmente per i virus della comune influenza stagionale, sparirà con l’arrivo del caldo e dell’estate? Al momento non c’è un’evidenza scientifica, anche se alcuni dati sono positivi.

Bisogna innanzitutto rilevare che i dati pubblici non sono omogenei tra le varie nazioni, sia per la modalità ed il numero di tamponi fatti, sia per evidenti lacune del sistema sanitario in alcuni stati. Le zone dove la crisi è più acuta sono comunque, fuori da ogni discussione, la Cina ( in primis la provincia di Hubei, con Wuhan epicentro della pandemia), la Corea del Sud, l’ Iran, il Giappone e l’Italia. Come evidenziato dallo studio in questione, queste zone sono accumunate dal ritrovarsi tra il 30° e 50° parallelo Nord, in zone con condizioni  relativamente simili, in particolare per temperatura ed umidità: temperatura medie tra 5 e 11 °C e umidità relativa media tra 47 e 79% nelle ultime settimane.

Vengono evidenziate le zone dove si sono verificati i focolai più estesi, tutte con temperature tra 5°e 11°

Un dato su tutti viene dalla città di Singapore

Più di 5 milioni e mezzo di abitanti, Singapore registra “solo” 187 casi, dove le temperature nel mese di febbraio oscillano in media tra 25° e 31°, con valori di umidità sempre molto alti. Dunque a primo impatto sembrerebbe che il caldo renda molto difficile al virus la trasmissione da uomo a uomo.

Dunque nel nostro emisfero le zone più a rischio nei prossimi mesi si sposteranno verso nord? Francia, Germania e Regno Unito stanno già vivendo un’esplosione del numero di contagi, e purtroppo anche di morti. Stessa situazione dall’altra parte dell’oceano, negli USA.

Zone a rischio a marzo ed aprile secondo il criterio climatico proposto dallo studio

In questo momento in Italia l’unico modo per sconfiggere l’epidemia è attenersi alle norme del Governo e del Comitato Tecnico-Scientifico, che ci impongono isolamento sociale e quarantena. I primi risultati delle misure di contenimento dovrebbero vedersi dalla prossima settimana, quando si dovrebbe raggiungere il picco dell’epidemia. L’invito dunque è di rimanere in casa il più possibile, fermo restando che è possibile uscire per comprovate ragioni.

 

Gianmarco Guglielmo

Classe 1998, Ingegnere civile idraulico, laureato presso l’Università Roma Tre, è da sempre appassionato di meteorologia, in particolare di fenomeni di maltempo estremi. Elabora studi su rischio alluvioni e rischio idraulico. Collabora con Meteo Lazio dal 2018.