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Analisi meteo

L’inverno prova a entrare in scena definitivamente, con segnali di svolta sulla circolazione europea

Scenari invernali in evoluzione, ma senza certezze estreme. Tra un’ondata di gelo confinata all’estremo nord-est o una semplice irruzione fredda rientrante nella normalità invernale: cosa aspettarsi davvero entro fine mese?

Un primo nucleo di aria molto fredda continentale irromperà sull’Europa centrale, spostandosi in moto retrogrado fino a piombare probabilmente tra la Spagna e la Francia, dove verrà assorbito da una circolazione ciclonica già attiva tra la Penisola Iberica e il Mediterraneo occidentale.
I massimi effetti dell’apporto freddo al suolo si riscontreranno tra mercoledì 24 e giovedì 25 dicembre (Natale) sulla Francia occidentale e su parte della Spagna e del Portogallo, laddove potrà cadere neve fino a quote pianeggianti.
Tale nucleo di aria continentale, entro venerdì 26 dicembre, perderà parte della sua portata, rimescolandosi con aria polare marittima più temperata e meno fredda. Tuttavia, non mancheranno nevicate in Italia su buona parte dell’arco alpino, con accumuli anche abbondanti sulle Alpi occidentali piemontesi e, localmente, anche sui settori alpini centrali e orientali entro Natale.

Tra la notte di lunedì 22 e la giornata di martedì 23 dicembre, la circolazione ciclonica posizionata sulla Spagna traslerà verso il Mediterraneo e l’Italia, risultando però più mitigata nei valori termici, scorrendo sulle acque relativamente miti del Mediterraneo. Pertanto, l’aria molto fredda, raggiungendo le acque tirreniche entro l’inizio della settimana, perderà parte delle sue caratteristiche originarie.
Fino a mercoledì 24 non mancheranno occasionali nevicate in alta montagna sul comparto subappenninico laziale, con accumuli deboli e confinati alle quote superiori dai 1700-1800 metri circa di altitudine, sulle sommità dei Reatini, i Monti della Laga, Cicolano e i rilievi più centrali dei Simbruini fino alle Mainarde al confine con il Molise alle medesime quote.

 

TENDENZA PER LA FINE DEL MESE

Dagli ultimi aggiornamenti modellistici sembrerebbe configurarsi un robusto campo di alta pressione delle Azzorre sul comparto euro-atlantico, esteso con massimi barici fino a 1040 hPa tra l’Islanda e il Mar di Norvegia (immagine in basso).
Entro mercoledì 25 dicembre (Natale), correnti con caratteristiche gelide artico-continentali riusciranno a disporsi sulla Russia europea, scorrendo verosimilmente verso latitudini più meridionali del consueto, oltrepassando l’area dei Carpazi e le pianure del bassopiano Germanico, includendo parzialmente anche il bacino del Mar Baltico.

Tale dinamica risulterebbe più evidente durante la prossima settimana, tra il 27 e 28 dicembre, con possibili effetti più diretti sull’Europa centrale nell’ultimo weekend del mese.

Si conferma, dunque, l’instaurazione di un blocco anticiclonico sull’Atlantico, con una discreta propensione per masse d’aria più fredde a raggiungere il continente europeo entro la fine del mese. Tra il 24 e il 25 dicembre, i risultati modellistici potranno certamente chiarire meglio la prognosi nel medio-lungo termine, consentendo di definire una linea previsionale meteorologica più attendibile tra i diversi scenari proposti dai modelli negli ultimi giorni.

CONCLUSIONI

È opportuno sottolineare che, allo stato attuale, non vi è alcuna certezza che l’aria fredda di matrice artica riesca a irrompere in modo diretto e franco sull’Italia, determinando nevicate fino a quote pianeggianti. L’evoluzione sinottica rimane infatti fortemente dipendente dalla disposizione finale dei centri di alta e bassa pressione e dalla traiettoria delle masse d’aria fredde, che potrebbero scorrere prevalentemente a latitudini più settentrionali o orientali.
Ciò che appare invece più rilevante è l’avvio di un cambio di circolazione su scala emisferica, con un progressivo indebolimento del flusso zonale e una maggiore ondulazione delle correnti atlantiche. In tale contesto, il raffreddamento atteso potrebbe anche limitarsi a valori prossimi alla norma climatologica invernale, favorendo comunque condizioni più consone alla stagione, con nevicate in montagna fino a quote collinari sui settori preappenninici tra Lazio e Abruzzo. Uno scenario che, pur non configurando eventi di freddo intenso aventi caratteristiche di gelo, rientrerebbe pienamente nella natura dell’inverno e che, negli ultimi anni, si è purtroppo manifestato con minore frequenza.

Giorgio Rotunno

Classe 1997, studia Meteorologia ed Oceanografia all’Università Parthenope. Da diversi anni si occupa soprattutto di osservare gli eventi temporaleschi che interessano il Lazio, svolgendo diverse attività previsionali. Entra a far parte ufficialmente di Meteo Lazio nel febbraio 2020.